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Tatuaggio BioHazard, significato e stili

Tatuaggio BioHazard

Cosa ha che fare il simbolo del rischio chimico, in inglese biohazard, con il mondo dei tatuaggi? È presto detto.

Il simbolo del rischio biochimico è stato creato nel 1966, da un gruppo di ricerca della multinazionale statunitense “Dow Chemicals Biohazard Research and Development”, su richiesta del National Cancer Institute (NCI). L’icona creata doveva avere determinati requisiti: semplice e comprensibile a tutti, che attirasse l’attenzione, simmetrica e riconoscibile da qualsiasi angolazione.

Si arrivò quindi alla creazione del simbolo che ormai tutti noi conosciamo, posto obbligatoriamente su ogni contenitore di materiale potenzialmente nocivo per la salute umana e quella degli altri esseri viventi. Virus, tossine, materiale organico altamente mortale, da quel momento tutto ciò la cui esposizione, senza le dovute precauzioni, può arrecare danno ha questo simbolo.

Un disegno che col passare degli anni, però, ha finito con l’essere assorbito dalla cultura del tempo, condizionandone mode e costumi.

Tatuaggio BioHazard, significato

Se la moda lo ha fatto suo è proprio per la svariata quantità di simbologie a cui può essere associato il simbolo del rischio biochimico. Dopotutto il biohazarz, se all’apparenza è di facile associazione a concetti negative come infezioni, morte e contaminazione, può invece nascondere significati più profondi, una volta che si supera una lettura superficiale.

Chi si tatua un bioHazard

C’è infatti chi lo tatua con una spiccata valenza ironica; dopotutto non solo virus e batteri possono contagiare, ma lo può fare anche una personalità spiccata ed esuberante.

C’è chi invece vuole suggerire effettivamente un potenziale “pericolo” a chi gli gira troppo intorno, perché il tatuaggio giusto da effettivamente l’aria da “bad boy/girl”. Ma può anche raccontare un qualcosa di più profondo. Il biohazard può infatti diventare il marchio di chi si sente uno scarto, un materiale da rifiuto, un emarginato che è pronto a guardare avanti, ma non dimentica. Il marchio testimonia la volontà di esprimere il sé stesso ritrovato, di uscire dal contenitore tossico in cui era rinchiuso e di cui ora rimane solo il segno.

Quale sia il significato, di certo la persona che tatua un biohazard è una persona stravagante; una di quelle che non vuole passare inosservata, che fa del tattoo un chiaro messaggio con cui parlare di sé agli altri.

Dove tatuare un bioHazard

Dove è meglio tatuare un biohazard? La scelta è ovviamente soggettiva. Varia a seconda dei gusti della persona in questione e della sua sensibilità. Da tenere in conto anche eventuali ragioni lavorative; non in tutti i luoghi si vede di buon occhio il dipendente tatuato. Quindi, tenendo in conto anche il proprio pudore, è meglio pensarci bene dove tatuarsi. Ad esempio, può essere più opportuno scegliere una zona nascosta che una zona costantemente visibile. La parte interna del braccio può essere un’ottima zona per chi, in determinate circostanze, vuole nascondere senza troppe difficoltà il tatuaggio.

La questione poi cambia molto a seconda della dimensione del tattoo: un biohazard più piccolo si presta bene per mani e polsi, mentre uno più grande può essere sfoggiato, sulla schiena, nell’interno coscia o sul petto. Quest’ultima zona è una delle più gettonate dagli uomini, e un tempo anche dalle donne. Oggi però si ha una maggiore consapevolezza di zone che, come la parte alta del seno, sono molto elastiche e cedevoli nel tempo. Decadenza che può alterare il tatuaggio e che vale tanto per le donne quanto per gli uomini.

In definitiva il biohazard è un tatuaggio versatile: si presta ad essere stampato sul polpaccio seguendone tutta la lunghezza della gamba; c’è chi lo preferisce sulla schiena, magari orientato più su una spalla; chi più piccolo sui piedi, così da poterlo nascondere all’occasione; i più arditi lo mettono in mostra al centro del petto; chi ha la testa rasata può preferirlo dietro la nuca, oppure ai lati della testa nel caso di un taglio sidecut o alla mohicana.

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