
Esistono ormai tantissime diete, da quelle più moderne come il digiuno a intermittenza a quelle ispirate all’antichità come la paleodieta. Qualunque dieta tu decida di seguire, devi comunque aspettare del tempo prima di vedere dei risultati tangibili. Magari perdi peso nei primi giorni, o nelle prime settimane, ma il “difficile” viene dopo, quando si fa molta più fatica a smaltire i chili in eccesso.
Da cosa dipende? Dal metabolismo, che può essere più veloce o più lento a seconda delle persone. In ogni caso dall’Università della Danimarca Meridionale è arrivata una ricerca sorprendente che potrebbe cambiare le carte in tavola: è possibile “ingannare” il metabolismo per perdere peso ancora più velocemente durante una dieta.
Com’è possibile tutto ciò? I ricercatori coordinati da Kim Ravnskjaer, che sono arrivati a questa conclusione dopo alcuni esperimenti sui topi, hanno escogitato una sorta di trucco. In pratica hanno “spento” un “pulsante” nel metabolismo dei topi, consentendo loro di perdere peso ancora più velocemente e aggirare in un certo senso le modalità di funzionamento del metabolismo.
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Come ingannare il metabolismo e perdere peso più rapidamente durante una dieta?
La ricerca è stata pubblicata su “Cell Metabolism” e ha come soggetto principale il gene Plvap, che si trova anche in alcune cellule del fegato e che è coinvolto nel metabolismo dei grassi.
Come già anticipato, durante una dieta il principale ostacolo è il rallentamento del metabolismo che, di conseguenza, rallenta anche la perdita di peso. Cosa hanno fatto quindi gli scienziati? Hanno trovato il trucco per “ingannare” il metabolismo.
In pratica hanno disattivato il gene Plvap nei topi, e inizialmente non ci sono stati dei cambiamenti significativi. Tutto però è cambiato quando i ricercatori hanno sottoposto i topi a digiuno. Con il gene Plvap spento, sembra che il fegato dei topi non abbia notato che le calorie a disposizione scarseggiavano, quindi ha continuato a bruciare zuccheri al posto dei grassi.
Gli stessi grassi sono stati comunque rilasciati nel tessuto adiposo ed entrati in circolo, tuttavia non sono stati assorbiti dal fegato ma reindirizzati direttamente al tessuto muscolare.
Dai topi all’essere umano: è possibile?
Queste ricerche vanno prese sempre con le molle, poiché una cosa è effettuare esperimenti su topi e ben altra cosa è capire se si possono ottenere gli stessi risultati sugli esseri umani. Lo stesso Kim Ravnskjaer, coordinatore della ricerca, ha spiegato che dall’esperimento sui topi all’immissione di un farmaco per l’essere umano sul mercato la strada è molto lunga.
Tuttavia i risultati finali sono stati molto incoraggianti e, come hanno osservato dall’Università della Danimarca Meridionale, il potenziale della ricerca è molto elevato e potrebbe fornire dati e scoperte ancora più interessanti.
I ricercatori sono intenzionati a continuare gli esperimenti e proseguire su questa strada. L’obiettivo è testare quanto prima dei farmaci che aiuterebbero non solo le persone a dimagrire, ma addirittura a ridurre il diabete di tipo 2.
“Se riuscissimo a controllare il consumo di zuccheri e grassi da parte del fegato, potremmo anche aumentare l’efficacia dei farmaci contro la perdita di peso e contro il diabete” – ha infatti dichiarato Ravnskjaer, gettando le basi per una potenziale nuova strategia terapeutica che potrebbe rivoluzionare il trattamento del diabete di tipo 2 e delle diete in generale.