
Il “Liberation Day”, giorno che è stato indicato nel 5 aprile, segna un momento cruciale nella politica commerciale degli Stati Uniti, con l’annuncio da parte del presidente Trump di nuovi dazi sulle importazioni. Fin dal suo insediamento Trump ha adottato una politica protezionistica, erigendo barriere tariffarie attorno all’economia statunitense. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla tradizionale posizione degli Stati Uniti come promotori del libero commercio internazionale. La mossa di Trump ha suscitato reazioni contrastanti a livello globale, con alcuni paesi che vedono nei dazi un’opportunità per rinegoziare accordi commerciali più equi, mentre altri temono un ritorno al protezionismo che potrebbe danneggiare l’economia globale.
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Protezionismo, un ritorno al passato
Storicamente gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto la riduzione dei dazi e la globalizzazione delle catene del valore, promuovendo un sistema economico aperto e interconnesso. Tuttavia, con l’amministrazione Trump, si assiste a un’inversione di tendenza, con un aumento previsto del dazio medio al 13%, rispetto all’1,4% degli anni di massima liberalizzazione.
Questa politica ha già colpito settori come l’acciaio e l’alluminio e ha preso di mira paesi come Cina, Messico, Canada e l’Unione Europea. L’approccio di Trump riflette una visione più nazionalista dell’economia, in cui la protezione dei posti di lavoro americani e la riduzione del deficit commerciale sono priorità assolute. Tuttavia questa strategia comporta rischi significativi, tra cui la possibilità di ritorsioni da parte dei partner commerciali e l’aumento dei costi per i consumatori americani.
Dazi USA-UE: le conseguenze economiche
L’imposizione di dazi del 20%-25% sui prodotti importati dall’UE potrebbe avere ripercussioni significative su entrambe le economie. Gli Stati Uniti e l’UE, essendo blocchi economici di dimensioni simili, subirebbero effetti più equilibrati rispetto a paesi con economie più piccole.
Tuttavia, secondo il Kiel Institute, l’economia americana potrebbe contrarsi dello 0,17%, mentre quella europea dello 0,41%, con la Germania particolarmente colpita. Questo scenario evidenzia la complessità delle relazioni economiche transatlantiche, dove le interdipendenze economiche rendono difficile per entrambe le parti adottare misure unilaterali senza subire conseguenze negative. Inoltre l’incertezza generata dai dazi potrebbe influenzare negativamente gli investimenti e la fiducia dei consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Il settore automobilistico europeo nel mirino
Il settore automobilistico europeo è particolarmente vulnerabile ai dazi americani, con un dazio del 25% già in vigore. Negli ultimi 15 anni, le esportazioni di auto dall’Europa agli Stati Uniti sono triplicate, rendendo il mercato statunitense cruciale per l’industria automobilistica europea. Con le esportazioni verso la Cina in calo e quelle verso il Regno Unito stabili, il mercato americano rappresenta una fonte di crescita significativa.
Le case automobilistiche europee, che hanno investito pesantemente negli Stati Uniti, potrebbero trovarsi a dover rivedere le loro strategie di produzione e distribuzione. Inoltre, l’aumento dei costi legato ai dazi potrebbe essere trasferito ai consumatori, riducendo la competitività delle auto europee sul mercato americano.
Italia e UE: esposizione e rischi
L’Italia e l’UE condividono un’esposizione simile verso gli Stati Uniti, con le esportazioni che rappresentano circa il 3% del loro PIL. Tuttavia le differenze settoriali sono evidenti: l’UE è più esposta nel settore chimico, mentre l’Italia nei manufatti finiti e nell’agroalimentare. Queste differenze potrebbero influenzare le strategie negoziali per ottenere esenzioni dai dazi. L’Italia, con la sua forte tradizione manifatturiera e agroalimentare, potrebbe cercare di proteggere i settori più vulnerabili attraverso negoziati bilaterali o all’interno del quadro dell’UE. Tuttavia la capacità dell’UE di presentarsi come un fronte unito sarà cruciale per massimizzare il potere negoziale nei confronti degli Stati Uniti.
Macchinari e attrezzature: un settore cruciale
Il settore dei macchinari e delle attrezzature è fondamentale per l’export italiano, rappresentando il 38% delle esportazioni verso gli Stati Uniti. L’impatto dei dazi su questo settore potrebbe essere significativo, soprattutto in un momento in cui il manifatturiero europeo sta affrontando difficoltà, con un calo della produzione industriale in diversi paesi. I macchinari industriali italiani, noti per la loro qualità e innovazione, potrebbero perdere competitività sul mercato americano a causa dell’aumento dei costi. Questo potrebbe spingere le aziende italiane a cercare nuovi mercati di esportazione o a investire in innovazione per mantenere la loro posizione competitiva.
Esportazioni agroalimentari: vulnerabilità e sfide future
L’agroalimentare italiano, sebbene rappresenti solo l’11% delle esportazioni verso gli Stati Uniti, è altamente vulnerabile ai dazi. Prodotti come le bevande alcoliche, che costituiscono una parte significativa dell’export, potrebbero subire gravi perdite. La sfida sarà trovare nuovi mercati di sbocco per compensare le perdite negli Stati Uniti. L’agroalimentare italiano, simbolo del “Made in Italy”, potrebbe dover affrontare una concorrenza più agguerrita in altri mercati internazionali. Inoltre la necessità di adattarsi a nuove normative e standard potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo per le aziende italiane che cercano di espandere la loro presenza globale.
Come reagire ai dazi di Trump?
I dazi imposti dall’amministrazione Trump rappresentano una sfida significativa per l’Italia e l’Europa. Mentre l’UE dovrà decidere come rispondere, l’Italia dovrà affrontare le specifiche vulnerabilità dei suoi settori chiave. La capacità di negoziare esenzioni e di diversificare i mercati di esportazione sarà cruciale per mitigare l’impatto di queste misure protezionistiche. In un contesto globale sempre più incerto, la cooperazione e la solidarietà tra i paesi europei saranno essenziali per affrontare le sfide poste dai dazi e per garantire la stabilità economica a lungo termine.
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